Il mio corpo mi appartiene?

Legame Naturale VS legame Politico.

Sviluppare una coscienza motoria è quanto di più concreto esista per raccontarci che la natura ci ha regalato un controllo totale e dettagliato sul corpo. Quando si danza, ma anche quando si approccia ad altre attività che sviluppano una sopraffina consapevolezza muscolare ed articolare, ci si rende conto che in realtà, moltissime delle nostre parti del corpo, sono attivabili singolarmente se solo vengono stimolate ed allenate nel modo giusto. Mi fa sempre sorridere quando l* mie* alliev*, giorni dopo una mia lezione, mi dicono di sentire muscoli che non sapevano di avere

È proprio così: determinati tipi di movimenti e sollecitazioni, consentono la presa di coscienza dell’esistenza di parti del corpo profonde e difficili da riconoscere ed isolare normalmente. Ma spostando un po’ il punto d’osservazione e di analisi, non è difficile rendersi conto che il legame tra noi e il nostro corpo, nella società, non è un legame solo naturale, ma è soprattutto civile, politico ed etico.

Chi controlla giornalmente l’azione pratica del nostro corpo dovremmo essere noi, eppure questo non succede quando si parla di argomenti legati ad un altro tipo di controllo del proprio corpo, come la transizione di genere, la gravidanza (aborto, maternità surrogata) oppure quando si parla di fine della propria vita (eutanasia, suicidio) solo per citare alcuni esempi.

Ecco che entrano in ballo l’etica e la politica, ecco che il nostro corpo magicamente si trasforma da corpo proprio e potenzialmente autodeterminato, a corpo su cui chiunque può esercitare un’opinione, un diritto, un potere.

E’ così che ci si rende conto di quanto il nostro corpo, in realtà, non sia davvero Nostro e non ne possediamo tutti i diritti. Nessun individuo può, realmente, decidere cosa sia giusto o no per il suo corpo e quindi per sé stesso.

Ma la morale personale, l’etica individuale, non sono forse qualcosa che può e dovrebbe prescindere da una collettività? Come può una società, formata da persone molto diverse tra loro per definizione, decidere cosa sia meglio o peggio per un corpo solo, che possiede i suoi vissuti ed i suoi valori? (ovviamente quando si parla del proprio corpo e di persone senzienti).

I femminismi dei primi anni ’70 che parlavano e rivendicavano il proprio corpo (“l’utero è mio e lo gestisco io”) oltre che lottare per il “solo” diritto all’aborto, già includevano il problema della battaglia contro una morale perbenista e moralista. Allora come oggi, non ci si preoccupa tanto del benessere individuale, quanto dell’apparente aderenza alle regole di un sistema preimpostato, che appaia quanto più vicino alle leggi del buon costume dettate da nonsisachi e nonsisaquando.

Sarebbe bello riappropriarsi del proprio corpo, su tutti i fronti.

Sarebbe bello rivendicarlo, con tutti i mezzi a nostra disposizione.

Lascia un commento